La foto macro
Tecnica
Da pochi centimetri sotto il pelo dell’acqua alle profondità dove il blu regna incontrastato, il mare presenta una enorme quantità di forme di vita. Spesso le più piccole , quelle che abitano le scogliere , gli anfratti, le praterie di posidonia sono anche le più spettacolari e variopinte. Sono soggetti interessanti e non c’è fotosub , degno di tale nome, che al richiamo di queste immagini sia rimasto insensibile e non c’è immersione anche le più deludente senza incontri ravvicinati di questo tipo. I piccoli abitanti del mare sono lì pronti ad essere immortalati a distanza ravvicinata. I vantaggi di questo tipo di ripresa sono sostanzialmente dovuti alla vicinanza del soggetto. Questo permette di annullare l’ulteriore abbattimento dei colori e la riduzione della sospensione visibile grazie alla ridotta massa d’acqua tra il soggetto e la macchina fotografica .
Ad essere pignoli, come i nostri amici fotografi di terra, la fotografia ravvicinata diventa macrofotografia quando il soggetto riprodotto sul sensore o sulla pellicola, supera o eguaglia la sua misura . Noi andiamo sott’acqua e abbiamo poco tempo per queste sottigliezze quindi definiremo questo tipo di ripresa genericamente macrofotografia.Apparentemente la difficoltà di fotografare il compagno di immersione o uno spirografo o un piccolo nudibranco potrebbe sembrare la stessa, in entrambe i casi dovremo avvicinare il soggetto quanto basta, regolare la messa a fuoco, l’esposizione, la posizione del flash, inquadrare e scattare. In realtà sarà quella vicinanza richiesta a porci alcuni problemi e più vorremo ingrandire più questi aumenteranno . Fare macrofotografia con alti rapporti di ingrandimento richiede attrezzature dedicate e immersioni dedicate. Qui invece ci dedicheremo a quello che la nostra compatta potrà regalarci e non sarà poco.
Un fenomeno importante da tenere in considerazione quando si decide di fare riprese macro è quello della profondità di campo, cioè della zona accettabilmente nitida davanti e dietro il punto dove mettiamo a fuoco. Man mano che aumentiamo il rapporto di ingrandimento possiamo arrivare ad avere pochi millimetri di profondità di campo a disposizione, perciò dovremo essere molto precisi nello scegliere la messa a fuoco, cosa resa più difficoltosa se si inquadra un soggetto in movimento come un pesce. Questa zona di nitidezza aumenta se si aumenta la chiusura del diaframma, quindi dove possibile imposteremo la macchina sui valori più alti. Meglio f 5,6 che f 2,8 per essere chiari. Questo fatto porterà il piccolo flash ad un maggior lavoro e quindi ad un maggior consumo delle batterie. Quando scattiamo uno foto macro dobbiamo sempre tenere presente le regole di composizione e decidere il giusto punto di messa a fuoco, per esempio se scattiamo una fotografia ad una murena, dovremo mettere a fuoco l’occhio e riprenderla di muso o frontalmente o di tre quarti proprio come in un ritratto.
Per complicare ulteriormente la vita al nostro piccolo indispensabile flash diventa opportuno utilizzare il diffusore di cui molte custodie sono dotate in modo da ovviare alla mancata convergenza tra il fascio di luce e l’asse dell’obiettivo. Questo porterà purtroppo a immagini meno contrastate ma schiarirà le ombre. Mantenete bassa la sensibilità impostata sulla digitale, oltre i 400 ISO, i disturbi generati dal sensore diventano evidenti.
Dicevamo fotografia ravvicinata, ma quanto? A volte le pubblicità delle fotocamere digitali promettono inquadrature macro a distanze di pochissimi centimetri ma questo tipo di prestazione è confinato prevalentemente alla fotografia terrestre o a quella subacquea a bassa profondità su soggetti bene illuminati che non si muovono. E comunque queste prestazioni si ottengono in posizione grandangolare quindi il soggetto rimarrà inesorabilmente piccolo. Conviene invece sfruttare la posizione macro ponendo lo zoom su una focale intermedia in modo da allontanarci un poco dal soggetto permettendo però alla macchina di focheggiare. Il flash eviterà in questo modo di sovraesporre perché l’automatismo disporrà dei necessari tempi di risposta.
Diventa utile applicare la tecnica del " fuoco mantenuto" che consiste nel premere a metà corsa il pulsante di scatto per eseguire la messa a fuoco sul centro di interesse e sempre mantenendo il dito fermo comporre l'immagine per poi scattare.
In questo tipo di fotografia grandi vantaggi si ottengono utilizzande lenti addizionali montate davanti all'obiettivo, sul loro utilizzo e sulle loro caratteristiche ci ritorneremo più avanti.
Un altro elemento importante, ma che in fase di ripresa spesso non viene considerato, è lo sfondo. Una scelta appropriata aiuta a far risaltare il nostro soggetto . Per esempio se fotografiamo un soggetto biancastro sullo sfondo di una spugna rossa (che sarà sfuocata) il nostro soggetto sarà valorizzato e spunterà dall’immagine; se invece fotografiamo un organismo rosso su una spugna rossa il nostro soggetto si confonderà con lo sfondo . Provate ad immaginare la foto dei nudibranchi con un fondo diverso ! Attenzione anche agli sfondi molto chiari perché potrebbero riflettere molto e provocare sovraesposizioni. Conviene a volte chiedere alla macchina di sottoesporre di uno stop. Comunque provate, rivedete e aggiustate; il bello del digitale è proprio questo.Marco Baroni e Giacomo Guercilena